mercoledì 24 marzo 2010
Recensioni in pillole - 1
Doomsday di Neil Marshall (2008). Sky Cinema.
1997: Fuga da New York, 28 giorni dopo, Interceptor, Alien e persino Exaclibur, questi i film citati in maniera spudorata da Neil Marshall, al suo terzo film dopo Dog Soldiers e The Descent, uno degli horror più convincenti degli ultimi anni. Peccato che alla lunga i rimandi si accumulino e poco ci si affezioni a un'eroina che è il contraltare femminile di Jena Plissken. Recuperatevi gli originali.
Voto: 5
Live! Ascolti record al primo colpo di Bill Guttentag (2007). Sky Cinema.
Partendo da un'idea controversa, il regista, premio Oscar per due documentari, sfodera un attacco alla Tv dei Reality facendo leva sulla fascinazione della morte. A metà tra mockumentary e film di finzione tout court, lo spunto di partenza non basta e il finale contraddittorio non convince. Tanto rumore per nulla. Consolatevi con la roulette russa del memorabile Il cacciatore di Cimino.
Voto: 4
Il nome della rosa di Jean-Jacques Annaud (1986). BAFF VIII.
Tratto dal romanzo di Umberto Eco, il film ne è un'inevitabile semplificazione che riduce i vari piani di lettura della fonte di riferimento. Ciononostante la messa in scena, gli attori (soprattutto Sean Connery) e la costruzione narrativa rendono giustizia al libro. E la visione in sala dopo 25 anni assicura il giusto effetto nostalgia.
Voto: 7
Il portaborse di Daniele Luchetti (1991). Sky Cinema.
Film politico di denuncia con Nanni Moretti nei panni di un arrogante e cinico ministro. Erede della lezione dei Petri e dei Rosi, Lucchetti affronta con pessimismo e amarezza le iniquità della "cosa pubblica" e restituisce un quadro impietoso della realtà di allora (e perché no anche di oggi). Straordinario Silvio Orlando. Attualissimo.
Voto: 7
La cosa giusta di Marco Campogiani (2009). BAFF VIII.
Partendo da uno spunto di cronaca, Campogiani, alla sua opera prima, parla di temi importanti con toni lievi da commedia. Nonostante qualche difetto attribuibile alla non esperienza, il film tiene nella sua costruzione basata completamente sull'attesa. Peccato per una messa in scena sin troppo televisiva. Ricorda per il mood La giusta distanza di Mazzacurati.
Voto: 6
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