martedì 30 marzo 2010

Busto Arsizio Film Festival VIII - Serata finale



Chiusura con i fuochi d’artificio per il Busto Arsizio Film Festival che, tra i tanti ospiti, accoglie sul palco anche Oona Chaplin, la nipote del grande Charlie. Tra i film più premiati si segnalano La bella società di Gian Paolo Cugno e La straniera di Marco Turco. A East West East di Gjergj Xhuvani va il premio principale.

Chiusura con i fuochi d’artificio per questa ottava edizione del Busto Arsizio Film Festival, forse la migliore in assoluto. Una settimana che ha ribadito l’importanza del cinema all’interno della cultura italiana e che ha dato un forte segnale della rilevanza di un progetto che ha portato anche alla costituzione di una Film Commission e di un Istituto Cinematografico all’interno della città. Questo dimostra l’ottimo lavoro svolto da tutti gli organizzatori e in particolare da Gabriele Tosi, presidente del Festival, e da Vittorio Giacci, direttore artistico. La serata di premiazione è quindi un’occasione per festeggiare e per ringraziare tutti quelli che hanno contribuito a rendere il BAFF una realtà concreta e viva. E per l’occasione Busto Arsizio ha voluto stupire con tanto di red carpet posto nei pressi del cinema Sociale e con una serie di riconoscimenti da attribuire ai film del concorso Made in Italy. Premi scelti da una giuria capitanata da Carlo Lizzani con l’ausilio di Marco Pontecorvo, Isabella Ragonese, Alessandro D’Alatri e Italo Moscati. Tra i film più gratificati si segnalano La bella società di Gian Paolo Cugno (miglior produzione, migliore scenografia, migliore attore non protagonista – David Coco, riconoscimento del pubblico) e La straniera di Marco Turco (miglior montaggio, migliore attrice protagonista – Kaltoum Boufangacha, riconoscimento del pubblico). Per quel che riguarda il fuori concorso, le scuole hanno voluto premiare il film Generazione 1000 euro di Massimo Venier e l’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni ha conferito un riconoscimento all’attrice Isabella Ragonese. Molti gli ospiti illustri che si sono susseguiti sul palco: oltre ai sopra citati giurati e registi, Enrico Ruggeri ha ritirato personalmente il premio alla migliore colonna sonora per East West East, Agnese Nano è stata selezionata come migliore attrice non protagonista per Aria e Massimo Poggio come migliore attore protagonista per Il compleanno. Ma il BAFF ha da sempre una sua dimensione internazionale, assicurata in questo caso da due figure di tutto rispetto: Oona Chaplin, attrice e nipote dell’indimenticabile Charlie e Signe Baumane, artista di riferimento dell’animazione indipendente newyorchese. Finale col botto con i tre premi più significativi: quello alla migliore opera prima che va a L’uomo fiammifero di Marco Chiarini, quello alla migliore regia per Felice Farina con il suo La fisica dell’acqua e soprattutto quello al miglior film, East West East di Gjergj Xhuvani. La cerimonia si conclude con i doverosi ringraziamenti agli organizzatori e con la proiezione del film vincitore, nell’attesa di una nuova edizione ancora più ricca e interessante.

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Mar Nero di Federico Bondi (2008)



Forte dei numerosi riconoscimenti ottenuti in diversi Festival (soprattutto a Locarno), Mar Nero, opera prima di Federico Bondi, esce anche per il mercato Home Video in una versione piuttosto essenziale. Buona la resa visiva, sufficiente l’audio e abbastanza trascurabili gli extra. Da Multimedia San Paolo

Piccolo film italiano accolto con grande entusiasmo al Festival di Locarno, Mar Nero, opera prima del giovane regista Federico Bondi, esce per il mercato Home Video dopo una distribuzione in sala non esattamente capillare. È questa l’occasione per recuperare uno spaccato intimo e personale, oltre che in parte autobiografico, sulle difficoltà della senilità e sui faticosi rapporti tra anziani e badanti (spesso non in regola). Per l’uscita Home Video Multimedia San Paolo ha optato per un’edizione piuttosto essenziale, caratterizzata da una resa video abbastanza soddisfacente, con immagini nitide e croma ben bilanciato, e da un audio sobrio, costituito da un’unica traccia italiana in 2.0 e da un utilizzo inconsistente del subwoofer. Se tutto sommato era lecito attendersi un tale modus operandi per un film rivolto a un target sostanzialmente ristretto, sorprende in negativo invece il comparto extra. Il trailer, la galleria fotografica e soprattutto un backstage di soli 5 minuti, che contiene due mini interviste al regista e alla straordinaria attrice Ilaria Occhini, sono dei meri riempitivi che non approfondiscono la realizzazione di un’opera che racchiude svariati argomenti di discussione. Ed è un peccato perché nel dietro le quinte emergono il carattere autobiografico del film e una serie di altri temi che avrebbero sicuramente meritato uno spazio più ampio magari in uno speciale approfondito. Ma si sa, chi si accontenta gode.

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mercoledì 24 marzo 2010

Recensioni in pillole - 1




Doomsday di Neil Marshall (2008). Sky Cinema.
1997: Fuga da New York, 28 giorni dopo, Interceptor, Alien e persino Exaclibur, questi i film citati in maniera spudorata da Neil Marshall, al suo terzo film dopo Dog Soldiers e The Descent, uno degli horror più convincenti degli ultimi anni. Peccato che alla lunga i rimandi si accumulino e poco ci si affezioni a un'eroina che è il contraltare femminile di Jena Plissken. Recuperatevi gli originali.
Voto: 5



Live! Ascolti record al primo colpo di Bill Guttentag (2007). Sky Cinema.
Partendo da un'idea controversa, il regista, premio Oscar per due documentari, sfodera un attacco alla Tv dei Reality facendo leva sulla fascinazione della morte. A metà tra mockumentary e film di finzione tout court, lo spunto di partenza non basta e il finale contraddittorio non convince. Tanto rumore per nulla. Consolatevi con la roulette russa del memorabile Il cacciatore di Cimino.
Voto: 4



Il nome della rosa di Jean-Jacques Annaud (1986). BAFF VIII.
Tratto dal romanzo di Umberto Eco, il film ne è un'inevitabile semplificazione che riduce i vari piani di lettura della fonte di riferimento. Ciononostante la messa in scena, gli attori (soprattutto Sean Connery) e la costruzione narrativa rendono giustizia al libro. E la visione in sala dopo 25 anni assicura il giusto effetto nostalgia.
Voto: 7



Il portaborse di Daniele Luchetti (1991). Sky Cinema.
Film politico di denuncia con Nanni Moretti nei panni di un arrogante e cinico ministro. Erede della lezione dei Petri e dei Rosi, Lucchetti affronta con pessimismo e amarezza le iniquità della "cosa pubblica" e restituisce un quadro impietoso della realtà di allora (e perché no anche di oggi). Straordinario Silvio Orlando. Attualissimo.
Voto: 7



La cosa giusta di Marco Campogiani (2009). BAFF VIII.
Partendo da uno spunto di cronaca, Campogiani, alla sua opera prima, parla di temi importanti con toni lievi da commedia. Nonostante qualche difetto attribuibile alla non esperienza, il film tiene nella sua costruzione basata completamente sull'attesa. Peccato per una messa in scena sin troppo televisiva. Ricorda per il mood La giusta distanza di Mazzacurati.
Voto: 6

martedì 23 marzo 2010

Alice in Wonderland di Tim Burton (2010)



Dopo una lunga attesa, Tim Burton torna sugli schermi con una trasposizione libera e personale dei due romanzi di Lewis Carrol Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò. Un’occasione unica per far coincidere due mondi così simili e al contempo così diversi e una grossa soddisfazione per il visionario di Burbank che rientra alla Disney come un figliol prodigo, fattore che testimonia il suo ormai indiscutibile status di genio.



Va da sé che una tale operazione generi non poche aspettative e una certa curiosità nel valutare come Burton riesca a innestare il suo retroterra gotico all’interno di una storia che ha nel nonsense la sua valvola di sfogo. Per la verità della “Alice” letteraria ci rimane ben poco. La vicenda omette il viaggio narrato nei libri di Carrol (restituito soltanto in un breve flashback) e ci presenta una protagonista diciannovenne, in età da marito, che, decisa a sfuggire alle regole dell’Inghilterra Vittoriana, segue nuovamente il Bianconiglio in una nuova avventura nel paese delle meraviglie. Oltre all’impianto narrativo, in questa trasposizione viene meno l’andamento caotico del testo di riferimento in favore di una trama più canonica che contiene numerosi rimandi al fantasy di nuova generazione.



Paradossalmente il film, dopo un buon preludio, con l’allontanarsi dal mondo di Carrol finisce col distanziarsi anche dalle atmosfere burtoniane, restituendo una standardizzazione disneyana sia di ambienti che di personaggi. Il cappellaio matto, Pinco Panco e Panco Pinco, la regina rossa e la regina bianca sono tanto caratterizzati a livello fisico quanto piatti e sostanzialmente poco interessanti se analizzati sul piano narrativo e, cosa incredibile a dirsi, neanche lontanamente paragonabili ai meravigliosi freaks che da sempre popolano il suo cinema. A onor del vero gli attori fanno il possibile per dare il loro meglio, su tutti spicca l’ottima interpretazione di Helena Bonham Carter nella parte della “capocciona rossa”, ma restano limitati all’interno di uno script che pare virare verso una semplificazione tematica, forse per rivolgersi a un target più ampio (e gli incassi lo dimostrano!). E così, nonostante indubbi tocchi di classe e una scenografia straordinaria (penalizzata in parte da un 3D realizzato in postproduzione e sostanzialmente inefficace), il film si trascina stancamente verso il finale, spiazzante e al contempo poco credibile, che denota una rilettura in chiave femminista della fonte di riferimento.



Insomma, Burton con Alice non fa “meraviglie” e anzi raggiunge probabilmente il punto più basso della sua parabola autoriale. Il talento allontanato da Disney per la sua eccessiva autonomia, nel suo ritorno all’ovile finisce con l’imprigionare il suo estro. Speriamo per il bene del cinema che il prossimo progetto restituisca credibilità a un vero e proprio genio, che ultimamente (anche Sweeney Todd non aveva entusiasmato) sembra un po’ a corto di idee.

Voto: 5,5

Busto Arsizio Film Festival - Partita l'VIII Edizione



Dopo Peter Fonda il BAFF punta su F. Murray Abraham, premio Oscar per la sua interpretazione di Salieri in Amadeus, come ideale ciliegina sulla torta di un festival sempre più ambizioso che, oltre al concorso “Made in Italy Anteprime” e a quello di sceneggiatura, omaggia i fratelli Taviani e lo sceneggiatore Luciano Vincenzoni. Tra gli ospiti anche Umberto Eco e Signe Baumane. Sino al 27 marzo. Direttore artistico: Vittorio Giacci.

Giunto alla sua ottava edizione, il Busto Arsizio Film Festival è ormai divenuto una realtà di un certo peso all’interno della cultura cinefila dell’Alto Milanese. Grazie all’apporto di tutta la città, alla cooperazione con i paesi limitrofi e a un’ottima macchina organizzativa, negli anni si sono susseguiti ospiti di richiamo: Mario Monicelli, Francis Ford Coppola, Pupi Avati, Ursula Andress e Peter Fonda, solo per citarne alcuni. E i concorsi, quello “Made in Italy Anteprime” e quello di sceneggiatura, sono cresciuti gradualmente in contemporanea all’affermazione del festival. Per questa edizione gli organizzatori hanno voluto invitare, come ideale ciliegina sulla torta, F. Murray Abraham, attore di caratura internazionale nonché premio Oscar per la magistrale interpretazione di Salieri in Amadeus. Oltre al film qui citato, il BAFF proietterà Il nome della rosa che sarà preceduto da un incontro tra la star e Umberto Eco. Di grande interesse anche le rassegne collaterali che prevedono un omaggio ai fratelli Taviani (Good Morning Babilonia, La notte di San Lorenzo, Padre padrone e Allonsanfan) e allo sceneggiatore Luciano Vincenzoni (con la proiezione del documentario Il falso bugiardo e dell’intramontabile La grande guerra di Monicelli), oltre alle consuete “Made in Italy – Scuole” e alle “Giornate del cinema d’animazione”, con Signe Baumane come ospite, che strizzano l’occhio a un pubblico più giovane. Detto del fuori concorso, particolarmente interessante è anche il concorso di film italiani in anteprima. L’opera di maggior richiamo è senza dubbio La pivellina di Tizza Covi e Rainer Frimmel, presentato con grande successo all’interno della Quinzaine des Realisateurs dello scorso festival di Cannes, e probabilissimo vincitore. Tra gli altri, dovrà vedersela con L’uomo fiammifero di Marco Chiarini, L’ultima estate di Eleonora Giorgi e La fisica dell’acqua di Felice Farina. Insomma, un programma appetitoso per gli appassionati di cinema dell’Alto Milanese che avrà come filo conduttore il tema: “Figli di un padre o figli di nessuno?”. Fino al 27 marzo tra Busto, Gallarate, Legnano, Castellanza, Samarate, Cassano Magnago e Olgiate Olona.

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mercoledì 17 marzo 2010

Benvenuti in Videodrome. Gloria e vita alla nuova carne


Oltre alle collaborazioni con diverse riviste online di cinema (Sentieri Selvaggi, Cinema4stelle, Cineclick, Cineforme e Movieplayer), ho deciso di aprire un mio blog personale per raccogliere in un unicum i commenti, gli articoli, le recensioni e i dibattiti che gravitano intorno alla settima amatissima arte. Una passione che ha da sempre contraddistinto la mia esistenza (che va oltre al quarto di secolo) e che spero un giorno di poter trasformare in lavoro, anche se in questo periodo il tutto sembra decisamente utopico. La mia laurea in lettere, unita a un Master in Comunicazione e promozione del cinema, a 3 mesi di stage nella straordinaria Casa Editrice Il Castoro e a un altrettanto formativo stage di Critica Cinematografica in quel di Roma (Ente Nazionale dello spettacolo + Cahiers du cinema) infatti non mi hanno ancora assicurato la pagnotta, ma ciononostante non ho assolutamente intenzione di demordere. Proprio per questo motivo ho deciso di crearmi un mio blog personale, una sorta di archivio delle mie passioni cinefile, nonché un itinerario della mia evoluzione come fruitore-appassionato di cinema. Quale miglior titolo se non un omaggio a uno dei registi che più hanno cambiato il mio modo di intendere la settima arte, quel David Cronenberg che con "Videodrome" ha creato uno dei capolavori assoluti degli anni '80 (e forse la sua opera migliore in assoluto). Se solo riuscirò a catturare anche pochi lettori, metà delle mie intenzioni saranno soddisfatte. Questo è quanto e "Gloria e vita alla nuova carne".