mercoledì 7 aprile 2010

Vincere di Marco Bellocchio (2009)



Regia: Marco Bellocchio
Soggetto: Marco Bellocchio
Sceneggiatura: Marco Bellocchio, Daniela Ceselli
Fotografia: Daniele Ciprì
Montaggio: Francesca Calvelli
Musica: Carlo Crivelli
Scenografia: Marco Dentici
Costumi: Sergio Ballo
Interpreti: Giovanna Mezzogiorno (Ida Dalser), Filippo Timi (Benito Mussolini), Fausto Russo Alesi (Riccardo Paicher), Michela Cescon (Rachele Guidi), Pier Giorgio Bellocchio (Pietro Fedele), Corrado Invernizzi (Dottor Cappelletti), Paolo Pierobon (Giulio Bernardi), Bruno Cariello (Giudice), Francesca Picozza (Adelina), Simona Nobili (Madre superiora), Vanessa Scalera (Suora misericordiosa)
Produzione: Mario Gianani per Offside, Rai Cinema, Celluloid Dreams Productions in collaborazione con Istituto Luce
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 128’
Origine: Italia/Francia, 2009

MARCO BELLOCCHIO, UN REGISTA ANTICONFORMISTA



Nato e cresciuto a Bobbio, Marco Bellocchio è uno dei registi più anticonformisti della storia del cinema italiano. Il suo esordio risale al 1965 con I pugni in tasca, un film rivoluzionario per l’epoca che, accolto con grande entusiasmo dalla critica, ritrae con punte di crudeltà e sfrontatezza un ragazzo che, oppresso dai genitori borghesi, giunge a un atto di estrema follia. Una tale opera prima genera inevitabilmente grandi attese nei confronti del regista, erede della lezione neorealista e fortemente influenzato da Antonioni. Con La Cina è vicina (1967), Bellocchio mantiene i temi del suo esordio ma con risultati inferiori. Dopo il corale Amore e rabbia (1969), nel 1972 esce Sbatti il mostro in prima pagina, sceneggiato dal grande Goffredo Fofi, una raffigurazione amara e critica del giornalismo italiano. Dello stesso anno è Nel nome del padre che, con chiari riferimenti autobiografici, sottolinea le contraddizioni delle istituzioni educative cattoliche. Con il bellissimo documentario Matti da slegare (1975) e Marcia Trionfale (1976), Bellocchio sposta il tiro contro altre due istituzioni: il manicomio e la caserma. Segue un periodo grigio per l’autore che, tra adattamenti letterari, ritorni ai temi iniziali e una collaborazione infelice con lo psicanalista Massimo Fagioli, sciorina una serie di lavori pretenziosi e a tratti incomprensibili. Torna ai suoi fasti con Il principe di Homburg (1996), un adattamento onirico della tragedia di E. von Kleist, e La balia (1999), film ispirato a Pirandello che ha come tema principale l’incapacità di amare. Dopo lo straordinario documentario Addio del passato (2000), dedicato a Giuseppe Verdi, con L’ora di religione – Il sorriso di mia madre (2002) Bellocchio affronta una questione delicata mettendo in scena un pittore che, venuto a conoscenza della santificazione della madre, non sa se difendere la sua laicità o assecondare i familiari che vedono in tutto questo un’occasione di guadagno e prestigio. Nel 2003 cambia completamente registro e torna agli anni di piombo con Buongiorno, notte, racconto amaro e sofferto del sequestro Moro. Gli ultimi suoi lavori sono il documentario Sorelle (2006), Il regista di matrimoni (2006), opera meta cinematografica e riflessione sul laicismo e Vincere (2009), il film di questa sera, che racconta la drammatica esistenza di Ida Dalser, la prima moglie di Benito Mussolini.

VINCERE, UN MELODRAMMA STORICO



Presentato in concorso alla scorsa edizione del Festival di Cannes, Vincere ha scaturito un dibattito acceso che ha visto contrapposte da una parte la critica italiana e dall’altra quella straniera (in particolare francese). Bellocchio ha infatti denunciato un’accoglienza piuttosto fredda riservata dalla stampa del Belpaese al suo film, a suo avviso ingiustificabile soprattutto alla luce dell’approvazione unanime internazionale (Positif e i Cahiers du cinema si sono spesi in lunghi elogi). Partendo da una vicenda sconosciuta ai più, il regista ha infatti costruito un melodramma che rielabora la vita di Ida Dalser, la prima amante di Mussolini nonché madre del suo primogenito, che si batte contro tutto e tutti per rivendicare la sua relazione con il Duce. Un episodio marginale all’interno della Storia italiana, già analizzato in precedenza dal documentario Il segreto di Mussolini di Fabrizio Laurenti e Gianfranco Norelli, e dai libri La moglie di Mussolini di Marco Zeni e Il figlio segreto del duce di Alfredo Pieroni. Un fatto sicuramente interessante che ha permesso a Bellocchio di inserire all’interno del suo personale percorso autoriale una figura femminile di indubbio fascino, interpretata in maniera ineccepibile da Giovanna Mezzogiorno. A metà tra melodramma e analisi storica, il film ripercorre infatti alcuni temi cari al regista.



Torna una critica dura e senza appello al manicomio, istituzione che manca di credibilità e al servizio del potere. Potere rappresentato da quel regime fascista contro il quale Bellocchio non si scaglia direttamente, ma attraverso la psicologia dei suoi personaggi, alternando alla narrazione le immagini in bianco e nero dei cinegiornali dell’epoca. Come sempre il regista non lesina stilettate alle autorità: la Dalser sostiene a viva voce la sua relazione e non si arrende a quanti le consigliano o le intimano di fingere, fino ad arrivare a rivolgersi direttamente al Papa. Ed è curioso come in un periodo “anormale” come quello fascista la normalità finisca col divenire devianza e l’unica salvezza per la donna risieda nella finzione, allontanata con tenacia. Il regista piacentino è anche notoriamente attratto dalla ribellione, uno dei topoi della sua produzione, ed è per questo che una storia come quella di Vincere e un personaggio come quello della Dalser lo hanno interessato a tal punto. Il film è infatti il racconto di una rivolta, di una incapacità di sottomettersi al potere, sia a livello politico che a livello personale. Da I pugni in tasca a oggi il percorso di Bellocchio risulta uno dei più coerenti all’interno del panorama cinematografico italiano. E anche quelli che lo hanno criticato a Cannes saranno concordi nel ritenerlo uno degli autori più influenti della sua generazione.

Pubblicato su www.cineforumpensottilegnano.it

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